appartamento

CASAGIULIETTA

"Il cuore non ha bisogno di avere una bussola per trovare la strada di casa"
- ADELINA ANIL -

Casa Giulietta ha una sua storia come appartamento storico

Casa Giulietta è posta all’angolo fra Seco Marina e Corte del Solda che è il grande caseggiato oggi dipinto con l’intonaco rosso, facilmente individuabile per l’imponenza delle forme e i dettagli architettonici, chiamata Ca’ Solta.
Poichè solta si traduce dal latino in soldato, per lineare traduzione in veneziano, la corte venne detta Corte del Soldà, spingendo così il passante a credere che il luogo, anche per l’utilizzo di quel “del”, abbia preso il nome da una locanda o da un artigiano che aveva come insegna, appunto, un soldato.
Della corte il Lorenzetti non ne fa alcun cenno, viceversa ne parla diffusamente il Tassini (Curiosità Veneziane, Venezia, 1886, pag. 682): Soldà (Corte dal) a Castello. Leggasi Solta, come negli Estimi, dalla famiglia Dalle Cipriote, soprannominata Solta, forse perché provenne da Solta, isola della Dalmazia. Un Alvise Solta, paron de nave, fabbricò nel 1560 in questa corte un edificio, che notificò ai X Savi nel 1566, nel quale, come si espresse, “abito dentro con la mia famegia e con tre miei fradelli con le sue famegie e la madre, che si trovano tutti in fra fioi e fie, elle donne, elli omeni, che sono in tutto persone 20”. Sopra il prospetto poi della casa medesima, recante oggidì il N.A. 910, fece scolpire la seguente bizzarra iscrizione:

ALOYSII SOLTAE DECRETUM PRAEBUIT HAS AEDES NOBIS REGNATOR OLYMPI NON MERITIS PROPRIIS SED BONITATE SUA HERCULEI SEXUS SOLTARUM VIVITO SOLUS HAERES, NEC TECUM GAUDET (GAUDEAT) ULLA VENUS PIGNORET HAS NULLUS, NULLUS HAS VENDERE POSSIT LEGIBUS AETERNIS HAEC MEA VOTA DICO

M.D.L.X.

Come si sarà ben inteso, la prima specialità del toponimo sta nel fatto che non di un soldato si tratta ma più propriamente di una famiglia dalmata. La seconda è data dalla stravagante iscrizione dettata dal proprietario della casa, che tradotta dal latino dice più o meno così: DECRETO DI ALVISE SOLTA / IL SOVRANO DELL’OLIMPO CI LASCIO’ IN DONO QUESTA CASA / NON PER MERITI NOSTRI MA PER BONTA’ SUA / VI DIMORINO SOLO GLI EREDI DEI SOLTA / E NESSUNA VENERE SI UNISCA INSIEME / NESSUNO SI APPROPRI DI QUESTA CASA, NESSUNO LA POSSA VENDERE / CON LEGGI ETERNE PROCLAMO QUESTI MIEI VOTI / 1560).

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